100miles Istria

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ISTRIA il racconto a due voci:

Renato – La gara inizia molto prima quando, dopo l’iscrizione Francesca mi chiama e mi dice “Guarda che sembra non sarà un trail normale ma un orienteering…”. Conoscendo lei, che si perde anche quando tutto è tracciato, mi prende male. Chiamo Alen (Paliska l’organizzatore) e gli faccio presente che non ho intenzione di portare né Francesca né Bruno (Brunod che doveva far parte della squadra ma che per motivi di lavoro ha dovuto rinunciare)a fare una gara del genere. Tempo zero vengo rassicurato “Sarà tutto tracciato!!”. Bene si parte, raccomando a Francesca di portare tutto quanto può servire (anche quello che ritiene superfluo come sempre) tanto avremo tempo una volta arrivati a Koromacno per preparare zaino e materiale vario…

Francesca – Chi mi conosce appena un minimo non troverà per nulla strano che io possa arrivare alla dogana senza documenti. La mia avversione per ogni sorta di convenzione è nota a tutti.

Il problema però è che quando ti spari un milione di km di macchina per sparartene 160 di corsa, forse conviene mettere da parte le idiosincrasie e presentarsi con quanto richiesto.

In verità comunque, non è stata proprio una presa di posizione, che ne sapevo io che Istria fosse in Croazia? E, peggio, che ne sapevo io che la Croazia non fosse in Europa?

Dettagli.

Così, i poliziotti irremovibili ci hanno respinti.

R – Oggi si parla di dettagli ma sul momento mi sentivo dire “ma cosa gliene frega a questo di farci passare!! Andiamo solo a fare una gara!!” e allora via a cercare di spiegare che stanno facendo il loro lavoro e che forse in difetto siamo noi. Comunque chiamiamo Alen (diventerà un must), che ormai penso quando vede il mio numero sul cellulare gli prende male e, gentile come sempre, salta in macchina, ci raggiunge e cerca, inutilmente, di intercedere a nostro favore.

F – Si torna a Trieste per vedere se si trova una soluzione in extremis. La soluzione è una nuova carta, riassumendo, richiedono il nullaosta al mio comune, ci spediscono a fare le foto e poi procedono persino rapidamente, bisogna riconoscerlo.

Però nel frattempo, è tutto surreale.

Il tempo passa, ormai è venerdì mattina, prima dell’una non lasceremo l’Italia.

Io mi trascino in giro come un automa, sono già stanca per lo stress e ogni attimo che passa mi rende più consapevole che non mi sarà possibile dormire un po’ prima della gara. Partenza ore 21.

Drammatico.

Quando arriviamo nel luogo della partenza, che manco mi ricordo come si chiama, la Panda stracarica di valige dovrebbe diventare il mio piccolo fantastico nido per recuperare le forze.

R – Si riparte da Trieste che è tardissimo e decido che non vale la pena di scendere a Koromacno dove abbiamo l’albergo ma si va direttamente in partenza a Umag così potremmo riposare qualche ora in più. Arrivati cerco la partenza, ci sarà un tendone dove potersi sdraiare e dormire… NO, non c’è niente, nemmeno la partenza! Lascio Francesca sulla Panda e giro ovunque ma niente. Chiamo Alen per capire e arriva la conferma “la partenza è lì e noi arriviamo per le 19 a montare il tutto”. Perfetto si dorme sulla Panda, cioè si dovrebbe dormire sulla Panda. Io sistemo il materiale che potrà servire, zaino, scarpe, cibo, bevande il tutto in una confusione generale tra valige e cartine.

F – Io ODIO la panda, non riesco nemmeno ad allungare le gambe. Odio tutto, non riesco non dico a dormire , che è chiedere troppo, ma neanche a rilassarmi. Il tempo poi non passa mai. Quanto vorrei iniziare a partire, che cavolo, almeno mi porterei avanti.

Arrivata l’ora di cena mi sembra almeno di fare finalmente qualcosa di utile, solo che nel ristorante c’è il caminetto acceso e allora questo complica di molto le cose: chi diavolo ha voglia di uscire da qui per spararsi i dannati 160? Non io.

La cameriera è molto gentile e io la invidio un sacco. Penso a quanto vorrei scambiarmi con lei e restare a servire ai tavoli mentre lei o chiunque altro prende il mio posto alla gara.

R – Non proprio incoraggiante sentire i discorsi di Francesca a tavola.

F – Decisamente non ci siamo. R – Decisamente non ci siamo.

R – Arriva Alen che ci porta il pettorale, ultime raccomandazioni “vai piano, fatti la tua gara e lasciali andare, sei qui per stare sulle gambe e provare e attenta alle balise!!”

F – Ok, ore 21, si va.

R – Ok si va. Adesso iniziano i miei problemi. Il navigatore non funziona per cui cartina alla mano cerco di trovare i ristori dove abbiamo previsto la nostra assistenza. Sarà una lunga notte…

F – Mi perdo dopo un paio di km, prima ancora di aver lasciato la città. Lo sapevo. Una bici ci scorta un pezzo, mi rilasso un minimo.

Ero partita con il fermo proposito di non superare i 10 km/h, e temo di averlo ampiamente disatteso, però mi sento fantasticamente, almeno fino al primo ristoro. Lì scopro da Renato che Enrico Viola è stato rispedito indietro per effettuare le auto-punzonature mancanti. Inizia il panico. Io dichiaro subito che se rispediscono anche me mi ritiro.

R – Primo ristoro, almeno la cartina dice che dovrebbe essere a Buje 27°km, ma non c’è niente, né balise né ristoro. Giro un po’ e scopro che… semplice devono ancora montarlo e le balise c’è chi passa a metterle prima che arrivino i concorrenti. Vado incontro a Francesca, vedo passare i primi (tra cui Enrico). Lei arriva, corre bene è sesta a 10’ dal primo anche se, come sempre “va tutto storto , la gara fa schifo, non se ne può già più ecc.” Corriamo insieme verso il ristoro e incrociamo Enrico che torna indietro, non ci voleva, inizia l’ansia da CPoint!!

F – La corsa prosegue, entro il secondo ristoro mi sono già persa altre 2 volte, una perché non ho visto un bivio, la seconda perché sono finita in una palude.

Ho io la soluzione: basta non bere e non mangiare, così almeno sono sicura che non distolgo gli occhi dal balisage, che non essendo rifrangente si vede a fatica.

Al ristoro Renato capisce che non ho mangiato niente e la cosa non gli piace affatto. Ok, diamo un morso allo strudel.

15 metri dopo averlo lasciato prendo una storta, urlo, nessuno mi sente. Andiamo avanti.

R – Secondo ristoro, Groznjan 35°km. Parlo un po’ con Alen che mi conferma che Francesca è passata sempre 5° o 6° al CP precedente. Bene. Mi preparo e come al solito parto di corsa per andarle incontro. Passano i primi, 1-2-3-…-6-7-.. squilla il telefono “Dove c…. sono finita? Non trovo più niente. Mi saranno passati avanti tutti. Sono in una palude…” Ok cerchiamo di ragionare e con calma ritrova il sentiero giusto, riprendiamo insieme la strada per il ristoro ma “Basta. Sono stanca. Non ne posso più continuo a perdermi” Ristoro. È 10° e non ha mangiato quasi niente, rallentiamo il ritmo dei rifornimenti, proviamo lo strudel ma ormai fatica ad andare giù. Si riparte “Cerca di prendere qualche gel. Devi!” Manca un po’ di lucidità ma so che la sua forza farà la differenza e potrà superare questo momento difficile.

Terzo ristoro, Oprtalji 45°km. Arriva meglio, ha preso i gel e ha bevuto. È di nuovo 6° si ristora rapida e riparte. Bene siamo sempre in corsa. Io salto in macchina e lei fa 100m, prende una storta, urla ma io sono già via non sento niente…

In questo tratto inizio ad andare meglio, riesco a calarmi una barretta e mezzo gel, arrivo al ristoro lievemente più contenta.

Qui proviamo con un panino, lo yogurt, pausa pipi, ma soprattutto mi rilassa vedere le luci, almeno stavolta siamo al coperto, c’è una panca, insomma, meglio.

R – Buzet 63°km. Un ristoro al coperto, passano i primi. Mi perdo andando incontro a Francesca (è veramente difficile trovare le balise di notte) e quando la trovo non capisco quanti siano passati, al ristoro scopro che è di nuovo almeno 10° ormai la gara si fa in base a quanto si perde. Mangia bene si rilassa e riparte lasciando gli avversari sul posto. Esce dal ristoro che è 6° e via per quello che sarà il suo tratto, inizia la salita finalmente, la guardo correre e mi dico “ci siamo sarà podio assoluto!”

F – Renato mi avvisa che avrò 1000 metri di salita. Ok, penso, qui farò la differenza. Corro ovunque, sempre, supero e poi non sento più nessuno vicino, wow, vado così bene che arrivata in cima riesco persino a trovare il dannato aggeggio per la punzonatura. E poi giù a manetta seguendo il balisage rosso e bianco, quello che leggendo il road book, si dovrebbe trovare dove è impossibile mettere quelli appesi. Perfetto mi dico, meno male che ho letto, qui c’è solo erba, sono tranquilla e fiera di aver letto le istruzioni per l’unica volta in vita mia. Solo che quando arrivo nel bosco, il balisage solito appeso continua a mancare. Cazzo.

Devo telefonare. Non prende. Quando finalmente prende riesco solo a urlare, non capisco più niente.

Ma poi, magia, ecco di nuovo il balisage, ecco un concorrente.

Peccato che quel posto mi pare di averlo già visto.

Splendido, sono tornata ai piedi della seconda salita, 35 altri minuti per tornar su. È troppo.

Renato si fa trovare con una macchina fotografica, continuo a urlare. Tutta questa situazione sta superando le mie capacità di sopportazione, non ce la faccio più. Intanto, forse secondario alla storta, inizia a farsi sentire un agghiacciante male al ginocchio, sull’esterno, mai avuto. WOW. Sempre meglio.

R – Trstenik circa l’80°km, inizia il giorno e arriva il primo. Mentre corro aspetto di vederla sbucare in ogni istante. Sicuramente la salita e la luce l’avranno aiutata, sarà almeno 5°. Finisco un tratto pianeggiante e vedo passare i primi 5, ok ora arriva. Inizia una salita, passa il 6°, il 7° niente. Arriva la telefonata “sto scendendo da 1/2h dove cavolo sono?” urla, non ragiona più, è fuori strada ancora una volta. Cerchiamo dei punti di riferimento per capire come posso indicarle la direzione. “Ho trovato le balise, mer.. sono quelle di prima! Sono tornata all’inizio della salita!!”.  Poi il telefono non prende più. Vado avanti e vedo arrivare un concorrente, è Enrico! Gli chiedo dove ha superato Francesca ma lui non l’ha proprio vista. Ca…!!! Il telefono riprende “Vedo 2 che corrono davanti a me, sono in cima alla salita…”. La vedo arrivare in lontananza, la tensione cala, mi metto a ridere e gli scatto una foto. È la fine, esplode, mi ci vuole fine al ristoro (1h1/2) per calmarla. Si siede prova a mangiare qualcosa ma non ci riesce, freddo, il ginocchio fa male. Demoralizzata riparte…

Lascio il ristoro più che scoraggiata.

Arrivo in cima alla salita con lo stomaco attorcigliato dai crampi, mai avuti manco questi. Chiamo Renato ma poi il telefono non ne vuole più sapere. BASTA.

Nel trascinarmi fino al punto in cui staccherò il pettorale mi sdraio in continuazione dove mi sembra più caldo, dove vedo un raggio di sole. Un’agonia indescrivibile.

A Korita finalmente è finita. Stacco il pettorale dopo 100 km, e mi sdraio davanti alla stufa.

R – Poklon circa 105°km. Si riparte al contrario, c’è il sole, spero sia riuscita a recuperare. Mi chiama “è finita! Basta. Sono sdraiata sul sentiero, vomito, sono a pezzi” Cerco di darle forza di farla arrivare fino a Korita dove c’è il ristoro “Hai tempo per recuperare, la seconda donna è a più di 3h…”. Intanto vedo sfilare tutti i primi tra cui Enrico. Il telefono di Francesca non va più, mi chiama con quello di un volontario del soccorso, è arrivata a Korita 90°km, 10km in circa 3h. consegna il pettorale la 100miglia finisce qui…

Peccato, Enrico chiude al secondo posto, i miei complimenti a lui e un po’ di rammarico per veder sfumare un podio quasi certo.

Voglio ringraziare tutti i volontari di Korita che sono stati più che gentili con me, Renato per la pazienza, Alen (race director) che mi ha invitata alla sua gara e si è prodigato in ogni maniera. Avrei voluto riuscire a fare andare le cose diversamente ma non è stato possibile. A una settimana di distanza, con il male al ginocchio esattamente immutato malgrado il riposo, sono certa di aver preso la decisione giusta anche se dolorosa e difficile.

R – Koromacno arrivo. Passiamo a salutare Alen e lo ringraziamo per la disponibilità. I miei complimenti a Francesca per la costanza, per non aver mollato fino all’ultimo e per essere stata capace di prendere una decisione difficile come quella del ritiro. Rimane la più forte e avrà modo di rifarsi. Ora pensiamo al recupero…

Ho però già scritto ad Alen, l’anno prossimo farò le cose come si deve, l’anno prossimo renderò onore a una gara che a parte i miei errori era molto bella e soprattutto a un TEAM di organizzatori capace di fare un enorme sforzo malgrado la carenza di mezzi.

Mirmande

MIRMANDE 2013

Questa gara, diciamolo subito, mi ha devastata. Ero partita abbastanza contenta, sulla carta, perché conservavo un ricordo piuttosto bello dell’anno scorso.

In breve, posso dire che mi era piaciuto tutto. L’orario di partenza, il percorso, il clima, la gente, insomma, un sogno.

Quest’anno invece, pur con tutti i fattori sopra citati assolutamente immutati (orario di partenza, percorso, clima, gente) la situazione è stata completamente diversa.

Il mio problema, semplificando, è stato che come spesso accade nelle gare in cui percorso lungo e percorso corto partono assieme, mi sono fatta portar via a un ritmo forsennato.

Il risultato di questo errore, che è stato unicamente imputabile a me, è stato che per circa 30 km ho praticamente volato, al prezzo però di terminare benzina, energia e buon umore in una maniera così drammatica che non riuscivo a crederci.

In pratica, ho CAMMINATO negli ultimi tipo 3 km su salite che normalmente definisco falsipiani, ma fosse solo questo sarei anche contenta.

No, il punto è che le gambe praticamente erano di marmo, non si piegavano, non giravano, non si sollevavano, non facevano niente.

Una cosa così, giuro, non mi era mai successa.

Dopo i 330 km del TOR stavo alla grande. Dopo 30 qui ero un cadavere.

Deve esserci qualche problema.

Ciò che ho patito sopra ogni altra cosa è stata appunto l’agonia di non riuscire più a muovermi, una sensazione ancora diversa dalla crisi organica, una cosa orribile.

Ho vinto questa gara, è vero, e ovviamente ne sono contenta, però il senso d’incompiuto è decisamente predominante. Ho detto molte volte che per me l’importante non è necessariamente vincere, è fare del mio meglio.

Qui non ci sono riuscita.

Ho fatto un casino fotonico.

Il motivo per cui questo è successo è che non ho avuto fiducia in me stessa. Errori così idioti sono sempre sintomo chiaro e netto di mancanza di fiducia.

Cercherò di trarre insegnamento.

Voglio solo ringraziare Jack che mi ha invitata a questa sua gara ed è stato come al solito molto gentile, mi piace sempre un sacco l’atmosfera che si crea nelle gare in Francia, fortunatamente in casi come questo aiuta ad attutire il senso di delusione che diversamente mi avrebbe letteralmente divorata.

Ok, faremo meglio il prossimo giro.

Snow Dream Team 2013

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Oggi è stato il mio ultimo giorno sulla neve. Durante l’inverno ho interpretato il manto bianco con diversi attrezzi: gli sci da fondo con Fabio, quelli con pelliccia prevalentemente da sola, e infine lo snowboard.

Snowboard con, in ordine di età, Mattia, Sofia, Nicolò e la new entry Ginevra.

All’inizio della stagione, dicembre, abbiamo cominciato la nostra avventura e a causa loro, o grazie a loro a seconda di come si vogliono vedere le cose, ho dovuto addomesticare l’idea che la neve fresca non solo era una presenza inevitabile, ma bisognava pure averci a che fare da vicino. Loro amano la Powder, io ho sempre odiato la Powder.

Per andare d’accordo, loro hanno fatto del loro meglio per pennellare i muri come piacciono a me, io mi sono infilata nei dannati boschi sperando ogni volta di uscirne indenne.

Abbiamo incominciato a divertirci e… Continua a leggere

La gara di ginnastica

MATTEO e la ginnastica

Ormai è arrivato febbraio, prima o poi tornerà il momento di correre. Adesso però non mi sento ancora pronta, c’è ancora neve, posso ancora scivolare, scoprire nuove sensazioni e trarre nuovi insegnamenti dallo sci di fondo.

Però c’è qualcuno per cui il momento di entrare in gioco, di buttarsi nell’arena, è già arrivato. Continua a leggere

Trail Vulcain 50miglia

I VULCAIN

3 marzo 2013, si parte. In verità avevo già fatto un timido tentativo di gara il 17 febbraio, ma è stata un tale incubo che non ho nemmeno trovato la forza per raccontarla, e posso assicurare, non è una grossa perdita.

Il concetto principale in quell’occasione è stato semplicemente lottare contro il ritiro e devo dire che considero l’esserci riuscita un grande trionfo. 31 km con la neve fino alle anche. Non esiste.

Si riprova con i Vulcain, stavolta si fa sul serio, stavolta i km sono 80 e il posto normalmente non ha mai visto la neve.

Per inciso, io ODIO le gare sulla neve e infatti… Continua a leggere