Lavaredo Ultra Trail

ASPETTANDO LA LUT
Mancano ormai pochi giorni alla LUT. E li sto passando al mare, chiedendomi più o meno ogni mezz’oretta se sia un bene oppure no. Intanto l’unico giro fatto correndo sulla spiaggia ha avuto come conseguenza un riacutizzarsi della fascite. Di sicuro non depone a favore. E poi mi sembra passato ormai troppo tempo dall’ultima gara, quindi come al solito inizio a chiedermi se sarò ancora capace. Negli sprazzi di buon senso immagino di sì, che non posso aver perso proprio completamente l’attitudine alla corsa, ma ci sono pur sempre 120 km da fare. Sono sempre tanti.
Mercoledi 27 giugno: tornata a casa, decido per un giretto di rassicurazione. Corsa in salita x circa 50 minuti, mi sembra di essere a posto, quindi posso tornare, faccio circa mezz’ora di discesa e resto dell’avviso che ci siamo, grossi problemi non sembrano emersi.
Giovedì 28 giugno: mi alzo piena di DOMS. Eccolo là che come al solito i muscoli hanno dimenticato allegramente come si incassano le discese e la mezz’ora di ieri ha già lasciato il segno. Mi sembra perfetto. Poi vado da quelli di Bioparhom (Florent sarà il mio riferimento) che si occuperanno di seguire l’andamento dei parametri del mio corpo, e lì scopro che le cellule sono piene di liquido intracellulare e questo fatto spiega perché spesso i miei piedi sembrano cotechini e ho un mucchio di ritenzione. In pratica il messaggio è che le cellule ne hanno piene le palle delle mie gare, ma sapendo che non smetterò di tormentarle tentano di prevenire il problema trattenendo più acqua possibile in previsione degli sforzi a cui le sottoporrò. Il consiglio è riposare. A me sembra una follia, mi sembra già di far poco, però ok, proviamo così.
Sempre giovedì 28, ma ore 14: incontriamo Ronan (Moalic team Vibram) che farà il viaggio con noi. Sembra preoccupato. Non deve aver mai visto un team come il nostro. Ecco il TEAM: Renato, in veste sportivo-relax-da viaggio, pieno di valige e zaini vari, come impone il suo ruolo di team leader e responsabile unico dei ristori della sottoscritta. Io, in tenuta stile surf californiano, canotta e braghe a fiori, una valigia accozzata come al solito. Luana, che, come sempre, sembra uscita da una rivista patinata, tutta perfetta e in ottimale ritardo, e poi c’è il problema dell’unghia rotta, bisogna sistemarla entro la partenza della gara: Ronan la guarda e chiede se veramente fa anche lei la gara. Luca, il fotografo del TEAM VIBRAM (lucabenedet.com): pieno di tatuaggi, una borsa che da sola prende mezzo bagagliaio. Ronan è sempre più preoccupato. Ronan è un chirurgo, si è fatto da solo dei bastoni in carbonio. Entro il primo autogrill ha già memorizzato tutto il tracciato e relativi dislivelli. Indossa calze contenitive fino al ginocchio, braghe corte e ciabatte. Quando usciamo dalla macchina siamo fantastici. I fantastici 5 verso la LUT.
Venerdì 29: la giornata inizia con le riprese Vibram intorno a un laghetto pieno di trote. I ragazzi di Sportmaker (sportmaker.it specialisti nel video e nella comunicazione legata allo sport) sono più che gentili, resta il fatto che stasera alle 10 ci sparano fuori da Cortina per 120 chilometri. Inizio a essere stanca. Jerome (Team manager Vibram) mi autorizza al rientro e così con Renato carichiamo Stefano  sulla macchina e andiamo a fare il massaggio pre-gara. Stefano si occupa di me come di una Ferrari, mi dà una sistemata ai DOMS con la Tecar e fa il possibile per rilassare la fascia plantare. Stefano (Punzo e-mail:info@stefanopunzo.it Human Tecar Specialist /massofisioterapista della nazionale di trail) dalla prima volta che l’ho visto in ritiro a Brusson, mi è sembrato che mi avesse presa sotto l’ala, continuo ad avere questa impressione. Esco da lì, mi sento meglio.
Al ritiro pettorali viene una ragazza a chiedermi di fare una foto insieme. Parla inglese. Facciamo la foto mentre mi domando come mai voglia farla. Poi finalmente mangiamo e via a dormire in albergo. Ma chi ci riesce a dormire? Io sono molto forte, sono più forte anche del SONNIFERO, infatti passo due ore incazzata come un puma senza riuscire a chiudere occhio. Sempre più stanca. Sempre più nervosa. Promette bene. Ceniamo da un pizzaio, Luana ordina una pizza che taglierà con le forbicine da unghie e porterà con sé in gara. Io mangio la mia chiedendomi se la digerirò in tempo o mi lieviterà nello stomaco come un pallone aerostatico. Andiamo sempre meglio.
21.30- parterre della gara, chiamano i top runners sul palco. Io, che tutto penso tranne che possano chiamarmi ci metto un secolo a trovare la strada per salirci. C’è troppa gente a guardare. Quando arrivo sul palco stanno già presentando Katia, così dura meno, posso scendere in fretta. Questa LUT è sempre più ansiogena. Quand’è che ci sparano fuori?

LA LUT
Venerdì 29 giugno ore 22: ci sparano fuori. Grazie. Adesso bisogna aspettare di risolvere il problema delle cellule, quelli delle analisi mi hanno detto che faticherò un po’ all’inizio ma poi quando si svuotano dovrebbe andar meglio. E allora aspettiamo, anche perché non è una novità che le partenze non sono la cosa che mi riesce meglio. Al laghetto Ghedina le cellule hanno fatto il loro dovere, credo, o forse è solo che inizia la salita e allora vado bene comunque. Supero Fernanda (Maciel team NorthFace sicuramente la favorita n.1 oggi e vincitrice tra l’altro della TransGranCanaria sulla stessa distanza di oggi e del Monte Fuji quest’anno) Mi sento bene, anche se ho sonno e non sono mai partita di notte e non so come proseguiranno le cose. Ma per il momento ci siamo.
Al primo ristoro Renato mi porta da bere e roba varia, poi ci sono Stefano e Nicola di Vibram alle macchine ed è fighissimo, mi sento protetta. Andiamo avanti. Faccio parecchia strada con l’altro Nicola (Bassi sempre team Vibram) e quando gli dico che non mi sembra di vedere una mazza e che forse la mia luce ha un problema, lui senza pensare un secondo mi offre la sua. Siamo davvero un team. Della luce pare che non abbia bisogno, c’era nebbia, ma visto che io non ho mai trovato nebbia di notte non correndo mai di notte non avevo identificato il problema. Andiamo avanti.
A un certo punto trovo Sebastien (Nain, sempre team Vibram): mi dice di essere stato male, ha vomitato. Inizia una discesa e lui allora senza dire niente si mette davanti a me, mi fa strada. Mi fa il passo, io mi affido al suo ritmo e mi faccio portare finchè poi lui non rallenta perché ha nuovamente dei problemi. Un gesto davvero importante, mi ha aiutato molto. Mi dispiace per il suo ritiro.
Al rifugio Auronzo iniziamo a intravedere le prima luci, ma è ancora pieno di stelle ed è un’atmosfera magica: entro nel rifugio e sono tutti intorno a me. Renato, Luca, Nicola F, Il grande Capo Adriano: tutto questo tifo è fantastico. Lasciamo il rifugio e circumnavighiamo le TRE CIME. Intenso. Renato corre al mio fianco come ad ogni ristoro, porco puma non ci sono più balise, ci preoccupiamo di aver sbagliato, lui va avanti trova la strada e torna indietro mi incoraggia e aspetta per inviarmi il solito messaggio con i distacchi. Inizia la discesa e ritrovo Gianluca, che mi aveva scortata l’anno scorso al Valdigne, la mia prima 100k. Però la discesa inizia a darmi dei problemi, ho un po’ male dappertutto, è lunghissima e soprattutto avviverà a Cimabanche, l’unico posto che conoscevo per esserci già passata l’anno scorso con la Cortina-Dobbiaco di fondo. L’unico problema di Cimabanche è che sarà a 10 km da Cortina e a me invece ne restano 60. Mi piace meno di zero, sul piano inizio a spegnermi, i piedi fanno male e non riesco a spingere. Quando appare Renato l’idea di base è salire sulla macchina e finire il calvario. Tornare in albergo e dormire. Il panino di nutella non passa. Proviamo con lo yogurt. Lo yogurt passa, ma la voglia e l’energia non tornano. Passato il ristoro inizia un’altra salita. L’unico problema è che Fernanda è a tre minuti. In pratica sono spacciata. Renato per telefono mi dice che se non voglio che mi prenda non mi prenderà. Io penso che se arrivassi seconda non sarebbe mica così male. Ancora qualche metro. Non voglio che mi prenda. Riproviamo a correre un po’, tipo i soliti 50 secondi di corsa e 30 di cammino. Piano piano diventa solo corsa, ho ritrovato il ritmo, è di nuovo bello.
Al ristoro dopo ho riacquistato le mie facoltà mentali, faccio le cose per bene e riparto contenta. La discesa va bene. Renato mi chiama x dire che il distacco è di nuovo su livelli incoraggianti.
Inizia il pezzo più temuto, quello su cui in macchina abbiamo fatto tante congetture, figurando scenari catastrofici. In realtà è un tratto come gli altri, solo che x 20km non vedrai un cane di nessuno e pertanto bisogna arrivare a posto con la benzina. E io chiaramente sento arrivare una crisi perché non ho mangiato per tempo. Giù l’ultima barretta. Non fa miracoli. Avanzo come riesco, e quando incrocio degli escursionisti questi mi chiedono se sono io la prima. Rispondo di sì. Trenta secondi dopo mi offrono una barretta, non devo avere un bell’aspetto. Accetto la barretta, piena di gratitudine.
Con 2 barrette nella pancia inizio a ridare il giro. E vedo Nicola Bassi poco più avanti. Sto recuperando, ci siamo, trovo Renato al colle scendiamo insieme. Arriviamo a un altro ristoro, ormai è quasi fatta, ormai manca poco. Sono sempre più rilassata, inizio quasi a guardarmi intorno, i sentieri sono pieni di persone che m’incoraggiano. Fantastico. Al passo Giau mi rilasso definitivamente, Renato mi rassicura sul margine che ho e allora sono felice, penso che l’unica cosa da fare ora è non buttare tutto a causa di qualche distrazione. Mi fanno malissimo i quadricipiti, meglio calmare un po’ il ritmo e andare via senza rischiare. Ormai con Nicola finiremo la gara insieme, non si sa a chi dei 2 fanno più male le gambe, però siamo insieme. Quando finalmente l’interminabile discesa finisce troviamo Renato ad aspettarci, e poco più avanti c’è anche il nostro Capo Adriano in bici per scortarci sull’ultimo chilometro. Sono lì per noi. Per me.
Avrei voluto godermi di più quegli ultimi metri, assaporando la soddisfazione per essere riuscita a percorrere bene tutti quelli che li hanno preceduti, ma ormai l’unica cosa che voglio è arrivare in piazza.
Gli ultimi 100 metri sulla via principale sono da sogno, quelli li ho assaporati tutti.
Tante volte mi ero detta “voglio arrivare a Cortina con le braccia alzate”. Sono arrivata a Cortina con le braccia alzate.
Mau Scilla mi intervista nel “salottino” e tra le varie domande mi chiede di dire qualcosa su Renato. Mi riesce difficile dire qualcosa, perché, come poi in qualche modo dico, lui non è qualcosa, è tutto. In molti dicono che sono esplosa quest’anno, probabilmente non se lo aspettavano, probabilmente se ne stupiscono. Il fatto invece è molto semplice, Renato ha creduto in me dalla prima volta che mi ha vista mezza morta alle Porte di Pietra 2011, in piena crisi e poi in recupero al traguardo. Ha creduto in me al Valdigne dove di crisi ne ho avute 3 di cui 2 sotto i suoi occhi. Ha creduto in me alla TDS quando ho fatto la mia rimonta inconsapevole. E continua a credere in me oggi, condividendo con me chilometri di gara, crisi varie, momenti di sconforto.
E vittorie. Le “nostre vittorie

Grazie per il sostegno a tutti quelli citati e in più a Davide e a ECODYGER per l’aiuto che mi ha dato.

Trail Faverges-Icebreaker

               FAVERGES ICEBREAKER e GLI INDIZI RIVELATORI
Sabato 9 giugno, il mitico team composto da me e luana parte all’assalto del trail Faverges alle 4.30 del mattino. E, come spesso accade, toppiamo la strada nonostante il navigatore. Ma noi siamo così, ed è il motivo per cui ci troviamo bene e ci divertiamo insieme in ogni caso. All’arrivo al parcheggio, Luana si dà un’occhiata in giro e non vedendo nessuno con i bastoni viene assalita dal sospetto che siano vietati: ritiro pettorali e conferma dell’INDIZIO. Luana odia le gare senza bastoni, spero che non faccia troppa fatica, ma confido molto più di lei nelle sue capacità. Andrà bene. Continua a leggere